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La Ceramica Italiana: una storia vecchia quanto l'uomo

  Pubblicato il 28 Feb 2017 19:35
Fin dalla preistoria l'uomo ha creato manufatti in ceramica (sopratutto stoviglie e ciotole) semplicemente impastando terra (argilla) con acqua (poi lasciati seccare).
 
Nella storia dell'umanità la sua invenzione si fa risalire tra le popolazioni sahariane e in Giappone. Da questi luoghi si è poi diffusa in tutto il mondo.
I primi manufatti sono del neolitico, e si compongono di vasellame cotto direttamente sul fuoco. I manufatti considerati più antichi risalirebbero al XI millennio a.C. e sono stati ritrovati a Kyushu, in Giappone.
 
L'introduzione del tornio, più tardi consentì di ottenere oggetti più aggraziati e simmetrici, mentre sembra che la prima ceramica dipinta venne esportata dall'Anatolia e dai territori siriaci verso l'Europa intorno al III millennio a.C.
 
L'antica Grecia ereditò la tecnica della ceramica dalla civiltà minoico-micenea. Dal VI al V secolo a.C. Atene dominò i mercati con la sua produzione di vasi, ma nel IV secolo a.C. questa decadde. Sorsero altre fabbriche locali in Beozia, Etruria, Magna Grecia e Sicilia. La produzione di queste lasciò un segno tanto profondo che, molti secoli, dopo, Josiah Wedgwood chiamò Etruria la sua manifattura di porcellane, destinata a diventare una delle più famose del mondo.
 
In età augustea si diffuse la ceramica aretina, con decorazione a rilievo. A questa seguì in tutto l'Occidente romano la ceramica,a rilievo detta "terra sigillata"', che rimase in uso fino al termine dell'impero.
Intorno all'anno mille sorse in Europa, nel tentativo di imitare i prodotti orientali, la maiolica.
 
Nel tardo Medioevo le ceramiche venivano realizzate con il tornio, cotte al forno e impermeabilizzate con una vernice vetrosa. Dopo il XIII secolo si incominciano ad usare anche altri colori e decorazioni più sofisticate. In questo periodo l'Italia centrale, sviluppò i maggiori centri di produzione: Orvieto, Siena e Faenza.
 

Per quello che riguarda Cava dei Tirreni ed il suo porto Vietri, notizie di una fiorente attività legata alla produzione della ceramica risalgono al XIV secolo come risulta dalla grande richieste di tegole e mattonelle prodotte nel vicino casale di Vietri sul Mare, da parte dei maestri fabbricatori di quel periodo. Ma una documentazione certa dell’industria del cotto a Vietri si ha nel XVI secolo con la produzione di utensili da cucina e manufatti di uso domestico quali piatti, lancelle per la conservazione dell’acqua, scodelle e piccoli vasetti per custodire spezie e droghe.

Fu però nel XVII secolo che si ebbe il salto qualitativo, quando la Ceramica Vietrese si arricchì di più compite forme e decorazioni artistiche che portarono alla creazione di oggetti legati al culto religioso come le acquasantiere domestiche, le piastrelle maiolicate a soggetto religioso, i pannelli e le edicole votive ancora sparse nei vicoli della zona.

I crescenti legami commerciali uniti alle caratteristiche uniche del territorio e alla particolare originalità degli artigiani vietresi attirarono, a partire dagli anni ’20 del XX sec., l’arrivo sulla Costa di artisti ed artigiani di fama mondiale (Irene Kowaliska, Riccardo Dolker, Giovannino Carrano) che portarono Vietri a diventare una delle capitali riconosciute della produzione della ceramica d’arte. 

Le botteghe della ceramica di Vietri sono uno spettacolo nello spettacolo. Le strette vie che si inerpicano sul grande terrazzamento dove sorge il paese, sono costellate di piccoli negozi e botteghe artigiane dove l’arte della ceramica raggiunge livelli davvero unici, sia per forme che per colori. Ogni oggetto e suppellettile è riproposto in ceramica: piastrelle, piatti, portaoggetti, posaceneri, anfore e soprammobili di tutti i tipi, vasi, statuette, servizi da te e caffè, oggetti sacri e i famosissimi asinelli. 

Gli asinelli, divenuti poi il simbolo della ceramica vietrese, sono una ‘invenzione’ di ceramisti tedeschi che tra gli anni ’20 e ’40 del secolo scorso, attirati dal sole e dal mare, si trasferirono nella ridente cittadina costiera. Abili chimici, i tedeschi inventarono delle formule con cui diedero vita a particolari colorazioni delle ceramiche, considerate “uniche”, tra queste il famoso “giallo di Vietri”.

Stili e contaminazioni si ripropongono tutt’ora. Allo stesso modo, però, si ambisce a nuove esperienze: dai classici toni caldi di questi luoghi, si passa a scorci di paese e a scene di vita quotidiana e a figure immaginarie e contemporanee. Sono questi i particolari che determinano la forte personalità dell’inimitabile Ceramica Artistica Vietrese.